In un colloquio con i sindacati, lo scorso 30 ottobre, il Premier Giuseppe Conte ha annunciato il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi fino a marzo e Cassa integrazione Covid gratuita per i datori di lavoro. Ma, cos’è la cassa integrazione? Scopriamo di più!
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato, lo scorso 30 ottobre, i rappresentanti dei sindacati e ha proposto il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi fino a marzo 2021 e la Cassa integrazione gratuita per i datori di lavoro. Le associazioni sindacali hanno accolto con favore tali proposte, volte a tutelare i lavoratori in un periodo di incertezza e di crisi economica causata dall’emergenza pandemica.
Quale è la differenza tra licenziamenti e Cassa integrazione? In cosa consistono?
Il licenziamento, individuale e collettivo, consiste nella cessazione unilaterale del rapporto di lavoro che intercorre tra un datore di lavoro e un dipendente. La Cassa integrazione è, invece, uno strumento di natura previdenziale che tutela economicamente il lavoratore che, benché non licenziato, non sia in grado di lavorare e di essere retribuito per cause imputabili alla gestione dell’impresa o dell’attività economica ovvero a situazioni di crisi.
La Cassa Integrazione Guadagni, indicata anche con l’acronimo “CIG”, è un istituto gestito dall’INPS e ha natura previdenziale. La funzione della Cassa integrazione è quella integrare la retribuzione del lavoratore dipendente, qualora il suo datore di lavoro non sia in grado di retribuirlo. La Cassa integrazione prevede che il lavoratore riceva un contributo pari all’80% della retribuzione che, in condizioni di normalità, avrebbe ricevuto dal suo datore di lavoro.
La finalità assolta dall’istituto è corrispondere al lavoratore una somma idonea a compensare la riduzione della retribuzione, conseguente alla contrazione dell’attività lavorativa.
L’integrazione salariale è corrisposta dall’INPS, l’Ente che gestisce la Cassa integrazione, ma è anticipata dal datore di lavoro, il quale successivamente è rimborsato dall’INPS. Tuttavia, nel caso di integrazione straordinaria il Ministro del lavoro può disporre eccezionalmente che sia l’INPS a corrispondere direttamente l’integrazione salariale al dipendente.
Cassa integrazione ordinaria e straordinaria
La Cassa integrazione guadagni può essere concessa per cause e in modi differenti. In particolare, si possono distinguere due species di Cassa integrazione: la Cassa integrazione ordinaria e la Cassa integrazione straordinaria.
La Cassa integrazione ordinaria è accordata in situazioni temporanee di crisi, dovute a eventi transitori non imputabili al datore di lavoro e ai lavoratori o di difficoltà di mercato, che si reputano superabili nel tempo. Per tale motivo, il periodo massimo per il quale può essere concessa è di soli tre mesi, prorogabile in via eccezionale fino a dodici mesi.
La Cassa integrazione straordinaria è erogata nel caso di gravi crisi aziendali, ristrutturazioni industriali o procedure concorsuali. In casi siffatti, la Cassa integrazione è concessa per un periodo massimo di trentasei mesi e, in particolare, di dodici mesi per crisi aziendale e procedure concorsuali e due anni nel caso di ristrutturazione, riconversione e riorganizzazione. La Cassa integrazione straordinaria può essere concessa dall’INPS solo a imprese con più di quindici dipendenti purché l’INPS accerti la sussistenza dei presupposti richiesti.
La Cassa integrazione guadagni non comporta la cessazione del rapporto di lavoro tra dipendente e datore di lavoro ma garantisce una retribuzione ai lavoratori in caso di cessazione dell’attività produttiva o di riduzione dell’orario di lavoro per cause imputabili all’azienda o al mercato.
L’intesa raggiunta tra il Governo e i sindacati prevede che la Cassa integrazione possa essere prorogata di ulteriori tre mesi, a far data da novembre 2020, purché sia richiesta con causale Covid-19. L’erogazione della Cassa integrazione sarà gratuita. Ciò significa che nella Legge di Bilancio 2021 sarà previsto che i datori di lavoro non saranno tenuti a versare i contributi addizionali previsti dal Decreto Ristori.
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