Il Presidente Conte rischia la testa il prossimo 9 dicembre, in vista del voto parlamentare sulla risoluzione. A portare Conte al patibolo potrebbe essere un gruppo di dissidenti del Movimento 5 Stelle. Scopriamo di più.

C’è tensione in vista del voto in Parlamento di domani 9 dicembre. Secondo alcune testate giornalistiche, una fronda dissidente del Movimento 5 Stelle composta da circa 8 parlamentari sarebbe intenzionata a votare contro la risoluzione in Senato, mettendo a repentaglio la stabilità del Governo e il mandato dello stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. 

COSA SI VOTA IL 9 DICEMBRE

È bene chiarire: il 9 dicembre non si voterà per approvare o non approvare il MES

Per poter comprendere cosa sta succedendo in queste ore è necessario fare un passo indietro.

Contrariamente a quanto (superficialmente) viene asserito, mercoledì non si vota per approvare il MES. Il MES è stato già istituito, quindi approvato, nel 2012 e le sue modifiche sono state approvate qualche giorno addietro dall’Eurogruppo, cioè dai Ministri dell’Economia e delle Finanze europei. 

Il Parlamento, piuttosto, dovrà votare mercoledì solo una risoluzione parlamentare. 

La risoluzione è un atto di indirizzo con cui il Parlamento esprime gli orientamenti per l’azione di Governo. Tale atto, tuttavia, non è giuridicamente vincolante: il Governo, nella persona del Presidente Conte, può discostarsene. 

Non vi è nulla di eccezionale nel voto sulla risoluzione. Prima di ogni Consiglio europeo, infatti, il Presidente del Consiglio si reca in Parlamento per le sue Comunicazioni a seguito delle quali si avvia un dibattito parlamentare e, se richiesto da otto senatori o dieci deputati, si votano le risoluzioni presentate. Così avverrà anche il prossimo mercoledì, in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre.

PERCHÈ CONTE RISCHIA DI CADERE

Con il voto sulla risoluzione di mercoledì si gioca una partita importante soprattutto per i riflessi di tale decisione sulla posizione dell’Italia in Europa

Qualora, infatti, si voterà sì alla risoluzione, per l’Italia non cambierà sostanzialmente nulla. Conte potrà concordare in Consiglio europeo con le modifiche approvate dall’Eurogruppo ma, comunque, la loro approvazione, non cambierà la posizione di contrarietà dell’Italia al MES. Meglio: approvare le modifiche del MES non vorrà dire chiedere di utilizzare il MES.

Come ha affermato il Capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi, è «pacifico» che il Parlamento sia contrario al MES. Questo perché sono contrari il Movimento 5 Stelle e le forze di destra, tra cui la Lega e Forza Italia (nonostante queste ultime abbiano approvato il MES nel 2011). Dunque, non vi sarebbero “i numeri” per richiedere l’utilizzo del MES. L’Italia è interessata, invece, a utilizzare i fondi di 209 miliardi di euro del Recovery Fund, bloccati dal veto dei Governi di Polonia e Ungheria. 

Se, invece, il Parlamento votasse no alla risoluzione di mercoledì, le conseguenze potrebbero essere gravi.

Anzitutto, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarebbe, de facto, “sfiduciato” dalla sua maggioranza. Un voto contrario non solo indebolirebbe la sua posizione, ma potrebbe portare lo stesso Conte a rimettere il mandato da Presidente. Qualora questo scenario si presentasse, probabilmente i cittadini non sarebbero chiamati al voto. Il Presidente della Repubblica, vista l’emergenza pandemica, potrebbe decidere di formare un Governo “di unità nazionale”. E non si potrebbe escludere che un Governo siffatto possa esprimere, invece, la sua posizione favorevole all’utilizzo del MES.

Il voto contrario alla risoluzione, inoltre, potrebbe avere riflessi negativi anche sulla posizione dell’Italia in Europa. Se Giuseppe Conte fosse costretto a votare contro le modifiche del MES, tali modifiche non sarebbero approvate e l’Italia rimarrebbe isolata nel panorama europeo. Un panorama già sofferente per il veto di Polonia e Ungheria al Recovery Fund, il cui utilizzo è auspicato dall’Italia.