Chico Forti tornerà in Italia, dopo 20 anni di reclusione negli Stati Uniti. Cosa succederà qui in Italia: dovrà rimanere in carcere, può commutare la pena o chiedere la grazia? Scopriamolo insieme.
Torna in Italia Chico Forti, dopo più di 20 anni di reclusione per un omicidio che avrebbe commesso negli Stati Uniti nel 1998. Ad annunciarlo è stato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio lo scorso 23 dicembre.
CHI È CHICO FORTI
Chico Forti è un ex velista e produttore televisivo trentino. Dopo una brillante carriera nel mondo dello sport, Forti ha dovuto interrompere la sua attività agonistica a causa di un incidente automobilistico. La sua passione per lo sport, tuttavia, non ha subito arresti. Chico ha continuato a interessarsi allo sport producendo filmati su sport estremi e scrivendo numerosi articoli sportivi.
Nel 1998, in Florida, Chico Forti viene accusato di omicidio per la morte di Dale Pike. Secondo gli inquirenti statunitensi, Chico Forti avrebbe truffato il padre di Dale Pike, dal quale stava acquistando un Hotel, e durante la commissione di tale reato avrebbe assassinato il suo venditore.
Forti si è sempre proclamato innocente e afferma di essere vittima di un errore giudiziario. Secondo i suoi legali e gli esperti che hanno studiato e seguito il suo caso, Chico non sarebbe colpevole di omicidio. Nonostante questo, i giudici americani hanno condannato Chico Forti all’ergastolo senza concedergli la libertà condizionale.
Tanti esponenti del mondo dello spettacolo e del giornalismo hanno cercato di mettere in luce l’innocenza di Chico e hanno chiesto la sua liberazione in Italia. Dopo più di 20 anni di reclusione negli Stati Uniti, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato che Chico tornerà in Italia. Un successo di tutto il corpo diplomatico, del Ministero degli Esteri italiano e di tutti i personaggi famosi e i giornalisti che hanno assiduamente lavorato per difendere e dimostrare l’innocenza del Forti.
Cosa succederà in Italia?
Le strade sono molteplici. La revisione della sentenza è esclusa, in quanto può essere chiesta solo allo Stato ove è stata emanata la sentenza. Tuttavia, con il trasferimento in Italia, si potrà chiedere una commutazione della pena o la grazia.
REVISIONE DELLA SENTENZA
Chico Forti non potrà chiedere la revisione della sentenza. Questo perché la revisione può essere chiesta solo allo Stato ove è stato condannato, cioè gli Stati Uniti. Il solo Stato di condanna ha il diritto di giudicare su qualsiasi ricorso per revisione interposto contro la sentenza.
TRASFERIMENTO IN ITALIA: COME AVVIENE
Chico Forti sarà trasferito in Italia presto, dove potrà trascorrere il resto della sua vita assieme ai familiari e ai suoi cari, grazie alla Convenzione di Strasburgo.
Si tratta della “Convenzione sul trasferimento dei condannati”, conclusa a Strasburgo il 21 marzo del 1983 e approvata dall’Assemblea federale il 18 giugno del 1987.
La Convenzione prevede che una persona condannata sul territorio di uno Stato firmatario, su richiesta dello Stato di condanna o dello Stato di esecuzione, possa chiedere il trasferimento in un altro Paese – solitamente quello di origine – per scontare lì la pena.
CONDIZIONI DEL TRASFERIMENTO
Il trasferimento può avvenire nello Stato dove il condannato abbia la cittadinanza e se la sentenza di condanna sia definitiva. La condanna da scontare deve essere superiore a sei mesi dalla data di ricezione della domanda oppure può consistere nell’ergastolo, quindi essere indeterminata, come nel caso di Chico Forti.
Il trasferimento può avvenire solo se lo Stato di condanna (nel nostro caso, gli USA) e lo Stato di esecuzione (l’Italia) siano concordi sul trasferimento.
COSA SUCCEDE IN ITALIA
Lo Stato d’esecuzione, cioè l’Italia, non potrà sospendere la pena né commutare la pena detentiva in una pecuniaria. Potrà decidere di:
- Proseguire la condanna: in tal caso lo Stato è vincolato dalla natura giuridica e dalla durata della sanzione quali risultano dalla condanna. Tuttavia, se la natura o la durata di questa sanzione risultano incompatibili con la legislazione italiana, o se la legislazione italiana lo esigesse, l’Italia può adattare la sanzione statunitense alla pena o alla misura previste dalla propria legge per reati della stessa natura. Quanto alla sua natura, tale pena o misura corrisponde, per quanto possibile, a quella inflitta dalla condanna da eseguire. Essa non può aggravare, per sua natura o durata, la sanzione pronunciata nello Stato di condanna né eccedere il massimo previsto dalla legge dello Stato d’esecuzione.
- Convertire la condanna: l’Italia è vincolata dall’accertamento dei fatti per quanto questi figurino esplicitamente o implicitamente nella sentenza pronunziata nello Stato di condanna e deduce integralmente il periodo di privazione della libertà subìto dal condannato.
CHICO FORTI: QUALE PENA DOVRÀ SCONTARE IN ITALIA
Una volta in Italia, Chico forti potrà ottenere la libertà condizionale.
Il nostro sistema penitenziario, infatti, è improntato al principio costituzionalmente sancito della rieducazione del condannato. Nonostante gli Stati Uniti abbiano condannato Chico Forti all’ergastolo, in Italia la sua situazione potrebbe essere ben diversa.
In Italia, quando si è condannati all’ergastolo, dopo 26 anni di reclusione il detenuto può ottenere la libertà condizionale (o semilibertà).
Se il detenuto ha tenuto una buona condotta per 20 anni, la pena può subire riduzioni (ogni sei mesi di reclusione in buona condotta si ottengono 45 giorni di sconto della pena nei 26 anni necessari per ottenere la libertà condizionale).
Inoltre, dopo 10 anni di reclusione si possono ottenere dei permessi premio con cui poter trascorrere dei giorni con i propri familiari.
GRAZIA
L’Italia può accordare la grazia, l’amnistia o la commutazione della pena conformemente alla sua Costituzione o alle sue altre regole giuridiche.
L’articolo 87 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica può concedere la grazia e commutare le pene ai condannati con sentenza irrevocabile.
Il procedimento di concessione della grazia è disciplinato dall’art. 681 del codice di procedura penale. Il condannato deve rivolgere la domanda di grazia al Presidente della Repubblica e deve essere presentata al Ministro della Giustizia. La domanda, sottoscritta dal condannato, è sottoposta al parere del Procuratore generale presso la Corte d’Appello e del Magistrato di sorveglianza.
Se il Presidente della Repubblica concede la grazia, si procede con la liberazione del condannato.
Commenti recenti