È stata resa pubblica la Carta nazionale che individua 67 siti in Italia idonei a ospitare il Deposito nazionale delle scorie nucleari. Scopriamo di più!

SCORIE NUCLEARI: LE AREE IDONEE IN ITALIA

È stato pubblicato lo scorso 5 gennaio l’annuncio della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (#CNAPI) a ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. 

Si tratta di 67 siti in Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia. In particolare, nella mappa sono stati individuati i Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo, Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano, Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso, Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei, Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera, e altri.

Di questi, dovrà essere scelto un solo sito in Italia.

I CRITERI USATI PER LA LOCALIZZAZIONE

Per poter individuare il sito idoneo a ospitare il Deposito nazionale sono stati elaborati dei criteri che rappresentano i requisiti fondamentali di ogni sito. 

Sono stati elaborati due gruppi di criteri: 

  • 15 criteri di esclusione: criteri  individuati per escludere le aree del territorio nazionale le cui caratteristiche non permettono di garantire piena rispondenza ai requisiti di sicurezza. 
  • 13 criteri di approfondimento: criteri per valutare le aree individuate a seguito dell’applicazione dei criteri di esclusione. La loro applicazione può condurre all’esclusione di ulteriori porzioni di territorio all’interno delle aree potenzialmente idonee e a individuare siti di interesse. 

I CRITERI DI ESCLUSIONE

I criteri di esclusione sono:

  • Zone vulcaniche attive o quiescenti: tali zone sono Etna, Stromboli, Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria.
  • Zone contrassegnate da sismicità elevata: cioè zone contrassegnate da un valore previsto di picco di accelerazione (PGA) al substrato rigido, per un tempo di ritorno di 2475 anni, pari o superiore a 0,25 g, secondo le vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni [Rif. 22,23].
  • Zone interessate da fenomeni di fagliazione.
  • Zone caratterizzate da rischio e/o pericolosità geomorfologica e/o idraulica di qualsiasi grado e le fasce fluviali
  • Zon contraddistinte dalla presenza di depositi alluvionali di età olocenica
  • Zone ubicate ad altitudine maggiore di 700 m s.l.m.
  • Zone caratterizzate da versanti con pendenza media maggiore del 10%
  • Zone sino alla distanza di 5 km dalla linea di costa attuale oppure ubicate a distanza maggiore ma ad altitudine minore di 20 m s.l.m.: queste aree possono essere soggette ad ingressioni marine; sono, inoltre, caratterizzate dalla presenza di falde acquifere superficiali e di cunei salini, foci e delta fluviali, dune, zone lagunari e palustri. Gli effetti corrosivi del clima marino possono avere un impatto sulla resistenza alla degradazione delle strutture del deposito. Le aree in prossimità della costa sono, in generale, turistiche e densamente abitate. 
  • Zone interessate dal processo morfogenetico carsico o con presenza di sprofondamenti catastrofici improvvisi (sinkholes).
  • Zone caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito
  • Zone naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente
  • Zone che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati
  • Zone che siano a distanza inferiore a 1 km da autostrade e strade extraurbane principali e da linee ferroviarie fondamentali e complementari
  • Zone caratterizzate dalla presenza nota di importanti risorse del sottosuolo: in tali zone lo sfruttamento di risorse del sottosuolo già individuate negli strumenti di pianificazione e vincolo territoriale può essere compromesso dalla costruzione del deposito e può determinare insediamenti futuri di attività umane, compromettendo l’isolamento del deposito stesso.
  • Zone caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante8, dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari operativi.

I CRITERI DI APPROFONDIMENTO

I criteri di approfondimento sono:

  • La presenza di manifestazioni vulcaniche secondarie
  • La presenza di movimenti verticali significativi del suolo in conseguenza di fenomeni di subsidenza e di sollevamento (tettonico e/o isostatico)
  • L’assetto geologico-morfostrutturale e presenza di litotipi con eteropia verticale e laterale
  • La presenza di bacini imbriferi di tipo endoreico: questi bacini chiusi non presentano emissari e costituiscono un punto di convergenza per il drenaggio del reticolo idrografico superficiale. A seguito di intense e prolungate precipitazioni i punti più depressi del bacino endoreico possono essere soggetti a fenomeni di stagnazione delle acque.
  • La presenza di fenomeni di erosione accelerata: in queste zone, in rapida evoluzione morfologica, sono presenti numerosi solchi di ruscellamento concentrato, linee di cresta affilate, brusche rotture di pendio con formazioni di scarpate, profonde incisioni vallive ed elevata densità del drenaggio. 
  • Le condizioni meteo-climatiche
  1. a)  regimi pluviometrico, nivometrico e anemometrico;
  2. b)  eventi estremi.
  • I parametri fisico-meccanici dei terreni
  • I parametri idrogeologici
  1. (a)  distanza dei livelli piezometrici dal piano di campagna e dalle strutture di fondazione del deposito e loro fluttuazioni periodiche, stagionali e non stagionali;
  2. (b)  distanza da sorgenti e da altri punti di captazione idrica;
  3. (c)  caratteristiche di conducibilità idraulica degli acquiferi, comprendenti la quota dei tetti e dei letti degli acquiferi e degli acquicludi, la loro estensione laterale e i loro coefficienti di permeabilità e di
    immagazzinamento;
  4. (d)  gradiente idraulico medio dell’area e velocità del flusso sotterraneo;
  5. (e)  valore dell’infiltrazione efficace;
  6. (f)  estensione delle superfici di ricarica degli acquiferi e loro distanza
    dall’area in valutazione;
  7. (g)  utilizzo delle acque per usi legati all’alimentazione umana diretta o
    indiretta;
  8. (h) grado di complessità e possibilità di modellizzazione del sistema acquifero.
  • I  parametri chimici del terreno e delle acque di falda
  • La presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico, nonché di geositi
  • Le  produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico
  • La disponibilità di vie di comunicazione primarie e infrastrutture di trasporto
  • La presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche

LA CARTA NAZIONALE DELLE AREE POTENZIALMENTE IDONEE

La Carta Nazionale delle Aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito Nazionale per le scorie radioattive risale al 2010.

Con il decreto legislativo n. 31 del 2010, ai sensi dell’art. 27, comma 1, si è disposta la realizzazione di tale proposta. Nella proposta di CNAPI sarebbe dovuto essere contenuto un ordine di idoneità delle suddette aree sulla base di caratteristiche tecniche e socio-ambientali delle aree preliminarmente identificate, nonché un progetto preliminare di massima per la realizzazione del Parco stesso.

La Carta Nazionale è stata per quasi un decennio sottoposta a segreto di Stato.

Un segreto durato fino a qualche giorno addietro. Infatti, i Ministeri di Sviluppo economico e Ambiente hanno dato il loro nulla osta ministeriale in data 30/12/2020 alla pubblicazione della Carta e dei siti considerati potenzialmente idonei a ospitare il Deposito nazionale.

L’avvio della procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico risale al 2010. Il motivo per il quale si rese necessario provvedere a un tale lavoro è da riferirsi alla presenza di più di 20 siti provvisori che, ad oggi, non sono idonei allo smaltimento definitivo dei rifiuti.

COSA SUCCEDERÀ ORA

Grazie alla pubblicazione dei documenti prima posti sotto segreto di Stato, la cittadinanza è venuta a conoscenza delle aree tra le quali è necessario individuare un sito idoneo per le scorie radioattive.

Nei prossimi quattro mesi è aperta una fase di consultazione pubblica volta all’individuazione del migliore sito da scegliere. È la prima volta, in Italia, che la decisione sulla localizzazione di una grande opera verrà presa a valle di una procedura di coinvolgimento dei territori e di ascolto delle comunità locali. Per tale motivo, tutti i dati e i documenti ufficiali sono stati messi a disposizione sul sito <www.depositonazionale.it>.

COMITATI “NO ALLE SCORIE”

Subito dopo la pubblicazione dei 67 siti, sono nati molteplici Comitati locali che si oppongono alla localizzazione dell’opera nei loro Comuni o nelle loro regioni di provenienza. Tra questi, ad oggi vi sono: il Comitato “No Scorie in Puglia”, il “Comitato Sardo No Scorie Nucleari”, il Comitato “No Scorie a Montalbano Jonico”.